Quale consulente numismatico vorrei personalmente complimentarmi con la struttura ministeriale, in particolare con la dottoressa Pennestrì, per lo sviluppo del progetto del Portale Numismatico dello Stato.
A mio parere il contributo che questo strumento offrirà per la diffusione della conoscenza numismatica è di grande rilevanza, poiché potrà rendere noto il patrimonio numismatico pubblico, ancora in grande parte sconosciuto anche agli studiosi, grazie alla catalogazione delle collezioni museali.
Ho apprezzato moltissimo l'intervento di una delle personalità italiane più importanti del mondo numismatico, il prof. Ermanno Arslan, che ha chiaramente sottolineato l'importanza della moneta nel contesto archeologico e la necessità dello studio dei ripostigli conservati nelle soprintendenze e non ancora a disposizione degli studiosi.
A significare ciò basta accennare ad un denario di Tito, che avrebbe assunto una particolare valenza storica, quella di riscrivere la data dell'eruzione del Vesuvio. Plinio il Giovane, in una lettera scritta 25 anni dopo l'evento, descrive l'eruzione avvenuta il nono giorno prima delle calende di settembre, vale a dire il 24 agosto del 79 d.C.; tale fonte ci giunge riscritta nel XVI secolo. Prove ed indizi che in realtà tale data dovesse essere posteriore al 24 agosto sono molti; gli scavi archeologici hanno appurato che la frutta fresca e la verdura in vendita il giorno dell'eruzione erano fuori stagione per il mese di agosto, i frutti estivi erano stati essiccati per essere conservati, la vendemmia e la vinificazione erano concluse e il vino era già posto nei contenitori chiusi. I pompeiani erano vestiti con un abbigliamento non estivo, anche se il tempo poteva essere cambiato proprio a seguito dell'eruzione.
Si è potuto verificare che in molte case già si stava utilizzando la legna per le stufe ed inoltre studi sulla direzione del vento nel Golfo di Napoli hanno considerato che il modo in cui le ceneri sono state distribuite, erano in linea con la ventosità di quella zona del periodo autunnale.
La moneta in oggetto, ritrovata insieme ad altre durante degli scavi nel 1974, è stata studiata nel 2006 dalla dott. Grete Stefani. Si tratta di un denario coniato a Roma sotto il regno di Tito nel 79, dalla titolatura del rovescio, databile certamente dopo il settembre del 79. È presente intatti, nella legenda il titolo di IMP XV.
È noto infatti da altre fonti e lettere che Tito non ricevette la sua quindicesima acclamazione come Imperatore fino al settembre del 79, probabilmente per i risultati militari ottenuti in Britannia. A partire da questo evento le successive monete coniate ebbero nella leggenda la nuova titolatura.
Ebbene l'esemplare di questa coniazione ritrovato negli scavi, sebbene di una tipologia comune, ha un grandissimo fascino per studiosi ed appassionati, poiché è un documento di eccezionale interesse storico. Ma ad oggi tale moneta non risulta pubblicata; l'articolo della Grete Stefani illustra un disegno della moneta, ed anche un documentario televisivo della RAI sull’eruzione del Vesuvio, si limita a mostrare tale disegno.
Questo denario, che dovrebbe essere conservato presso il Museo Archeologico di Napoli, non risulta esposto nell’importante gabinetto numismatico, e non è stato neppure presentato nell'eccezionale esposizione londinese su Pompei dello scorso anno.
Nell’ambito della tutela, concordo inoltre pienamente sul bisogno di portare maggiormente l’attenzione direttamente sulle aree archeologiche, poiché i più disparati sequestri operati dalle forze dell’ordine di insiemi di monete non contribuiscono alla conoscenza scientifica, così come al contrario la conservazione del territorio è la migliore protezione del patrimonio del nostro passato, anche di quello numismatico.
Altro aspetto della salvaguardia della numismatica è la conoscenza e la fruizione delle collezioni pubbliche e della difesa di un collezionismo responsabile, distaccato dal mercato clandestino, che sino ad oggi è stato un motore importantissimo di approfondimento delle conoscenze numismatiche.
Un maggiore impulso all’approfondimento del grande patrimonio numismatico presente nelle collezioni pubbliche può passare soltanto attraverso l’investimento delle istituzioni, che dovrebbero incentivare assunzioni e concorsi di funzionari numismatici qualificati, oggi in numero esiguo. Anche eventuali ulteriori acquisizioni di materiale numismatico attraverso gli uffici ministeriali dell’esportazione potrà passare attraverso l’analitica ed approfondita conoscenza dell’intero patrimonio esistente, che potrà emergere soltanto con lo studio specializzato.
Tale conoscenza costituirà la migliore garanzia che quanto già conservato non venga disperso.
Collezionare monete genera anche una importante crescita del patrimonio culturale nazionale intesa come Conoscenza dei cittadini. La moneta, che per sua natura è nata per la circolazione e gli scambi commerciali, veicola ulteriori ed importanti messaggi, anche quando è ormai fuori corso, producendo così un importante arricchimento intellettuale per chi ci si avvicina.
La collaborazione tra istituzioni e privati può portare ottimi risultati sia per l’inventariazione delle collezioni pubbliche, sia per la realizzazione di eventi numismatico-culturali.